QUALE DIETA PER IL PIANETA?

Carnivora, mediterranea, vegetariana, vegana, flexitariana, climatariana. Dietro a ogni dieta ci sono i numeri: quelli della CO₂ prodotta o risparmiata, del suolo consumato, dell’acqua usata, degli effetti sulla salute, degli animali uccisi (attualmente sono 9 pro capite all’anno). 

Ogni regime alimentare, nessuno escluso, ha pro e contro. Che devono essere valutati in maniera sistemica e non ideologica. Apriamo il dibattito: qual è la dieta migliore per l’uomo e per il pianeta?

 

alimentazione

Il cibo che consumiamo ha un impatto enorme sul nostro pianeta. L’agricoltura occupa la metà del suolo abitabile sulla Terra, distrugge foreste e altri ecosistemi e produce un quarto delle emissioni mondiali di gas serra. Nello specifico, la produzione di carne e latticini genera circa il 14,5% delle emissioni globali di gas serra.

Pertanto, modificando la nostra alimentazione possiamo contribuire a ridurre le emissioni di carbonio e a promuovere un’agricoltura sostenibile. Le diete rispettose del clima tra cui scegliere sono varie: la più conosciuta è la dieta vegana, completamente a base di alimenti di origine vegetale, quella vegetariana, che prevede anche il consumo di uova e latticini, e la dieta pescetariana, che include anche il consumo di pesce e frutti di mare.

Esistono inoltre le diete “flexitariane”, dove i tre quarti del consumo di carne e latticini è sostituito da alimenti di origine vegetale, o ancora la dieta mediterranea, che consente quantità moderate di carne di pollame, maiale, agnello e manzo. Decidere quale dieta scegliere non è così semplice come si potrebbe pensare.

Iniziamo dalla tendenza più recente: la dieta “climatariana”. Una versione di questa dieta è stata creata dall’organizzazione no-profit Climates Network, che la ritiene sana e rispettosa del clima e della natura. Secondo la pubblicità: “con un semplice cambio di dieta è possibile risparmiare una tonnellata di CO₂ equivalente all’anno a persona” (dove “equivalente” indica l’insieme di anidride carbonica, metano e altri gas serra.)

Sembra un’ottima proposta, ma questa dieta permette comunque di mangiare carne e altri alimenti la cui produzione causa alte emissioni, come il maiale, il pollame, il pesce, i latticini e le uova. Questa non è altro quindi che una nuova versione della dieta “carnivoro-climatariana” con l’unica differenza che i suoi seguaci sono incoraggiati a consumare il meno possibile carni rosse (manzo, agnello, maiale, vitello e cervo) a favore di altre carni e pesce.

Questa dieta incoraggia in ogni caso a ridurre il consumo di carne in generale e a scegliere, ove possibile, carne locale e proveniente da allevamenti rispettosi del benessere animale, evitando sprechi alimentari e scegliendo cibi locali e di stagione.

Risparmiare una tonnellata di anidride carbonica è quindi sicuramente un buon traguardo, ma passare al vegetarianismo o al veganismo può farne risparmiare ancora di più. Una dieta standard occidentale a base di carne produce circa 7,2 kg di CO₂ equivalente al giorno, mentre con una dieta vegetariana se ne producono 3,8 kg e con una dieta vegana 2,9 kg. Se tutto il mondo diventasse vegano si risparmierebbero quasi 8 miliardi di tonnellate di CO2e, mentre persino con il passaggio alla dieta mediterranea si risparmierebbero 3 miliardi di tonnellate. Si tratta di un risparmio compreso tra il 60 e il 20 % di tutte le emissioni alimentari, che attualmente ammontano a 13,7 miliardi di tonnellate di CO2e l’anno.

Alberi e natura - Aboca

USO DELL’ACQUA E DEL SUOLO

Per salvare il pianeta, dobbiamo considerare sia l’uso dell’acqua che quello del suolo. La carne bovina, ad esempio, ha bisogno di circa 15.000 litri di acqua al chilo.

Alcuni cibi vegetariani o vegani come l’avocado e le mandorle  hanno anch’essi un’enorme impronta idrica, ma in generale una dieta a base di alimenti di origine vegetale produce circa metà del consumo di acqua di una dieta standard a base di carne.

Una diminuzione globale del consumo di carne permetterebbe di recuperare anche grandi superfici di terreno, poiché non vi sarebbe più bisogno di nutrire miliardi di animali. La soia, ad esempio, è una delle colture più comuni al mondo, eppure quasi l’80% dei semi di soia è destinata al bestiame.

La minore necessità di terreni agricoli contribuirebbe a frenare la deforestazione e a proteggere la biodiversità. Il suolo potrebbe inoltre
essere destinato alla riforestazione e alla rinaturalizzazione di grandi aree che diventerebbero un deposito naturale di anidride carbonica.

(SOPRATTUTTO) PIÙ SANA

Una dieta a base di alimenti di origine vegetale, inoltre, è generalmente più sana.
La carne, specialmente quella sottoposta a molte lavorazioni, è stata collegata a una serie di importanti problematiche di salute, tra cui l’ipertensione, le malattie cardiache e il cancro.

Tuttavia, carne, latte e pesce sono fonti principali di vitamine e minerali essenziali come calcio, zinco, iodio e vitamina B12. Una dieta vegana rigorosa può mettere le persone a rischio di avere delle carenze alimentari, a meno che la loro dieta non sia completata con alimenti specifici o integratori alimentari. D’altra parte, sia gli alimenti specifici che gli integratori sono troppo costosi per molte persone nel mondo e sarebbe difficile aumentarne la produzione per miliardi di persone in più.

Un approccio climatariano o flexitariano implicherebbe quindi meno rischi per la salute e lascerebbe ancora libertà di scelta alle persone. Uno studio suggerisce che il passaggio globale a una dieta a base di alimenti di origine vegetale potrebbe ridurre la mortalità globale fino al 10% entro il 2050.

NOVE ANIMALI ALL’ANNO A PERSONA

Una delle questioni che non sembra  essere affrontata in molti dibattiti
sull’alimentazione è la dimensione etica. Ogni anno vengono macellati 69 miliardi di polli, 1,5 miliardi di maiali, 0,65 miliardi di tacchini, 0,57 miliardi di pecore, 0,45 miliardi di capre, e 0,3 miliardi di bovini. Si tratta di oltre nove animali uccisi ogni anno per ogni persona del pianeta, tutti per un nutrimento e per delle proteine che sappiamo poter essere ottenuti anche da una dieta a base di alimenti di origine vegetale.

Qual è quindi la dieta globale ideale per ridurre le emissioni di gas serra, la distruzione degli habitat e aiutarci a vivere più a lungo? Quella che suggeriamo è una dieta “ultra-flexitariana” – composta principalmente da alimenti di origine vegetale, che consente un consumo estremamente moderato di carne e latticini, ma che esclude totalmente la carne rossa e le carni processate. In questo modo si risparmierebbero almeno 5,5 miliardi di tonnellate di CO₂ equivalenti all’anno (il 40% di tutte le emissioni alimentari), si ridurrebbe la mortalità globale del 10% e si eviterebbe l’abbattimento di miliardi di animali innocenti.

Mark Maslin è uno scienziato di fama mondiale, esperto di cambiamento climatico nella storia e oggigiorno. Suoi saggi sono usciti su riviste come Science, Nature, The Lancet. Qui la sua biografia e bibliografia completa.

Questo articolo è apparso su The Conversation, che ringraziamo.  

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