NON DI SOLA CO2

Le emissioni di anidride carbonica, uno dei gas serra che influiscono sul clima, sono diventate il parametro fondante di una visione semplificata della questione climatica. E un alibi per chi cavalca l’equivalenza decarbonizzazione=sostenibilità (e relative compensazioni) anche in termini di greenwashing.

È una visione riduzionista, e inefficace, che impedisce la necessaria soluzione sistemica alle sfide emergenti.

Gli effetti sempre più nefasti dei cambiamenti climatici hanno accresciuto l’attenzione sul tema della concentrazione in atmosfera dei gas climalteranti, ponendo le emissioni di CO2 al centro del dibattito internazionale e delle politiche di sostenibilità ambientale.

Tuttavia, si assiste parallelamente ad una progressiva semplificazione del concetto stesso di “sostenibilità”, che rischia di fondersi con quello di “neutralità climatica”, portando ad una proliferazione di soluzioni prêt-à-porter. Progetti di facile comunicazione, ma di difficile monitoraggio, vengono proposti in misura crescente, in una dinamica che rischia di promuovere sempre di più logiche di greenwashing1.

Emerge quindi la necessità di affrontare il tema della sostenibilità ambientale con un approccio integrato, considerando aspetti rimasti fino ad oggi in secondo piano.

GAS SERRA (GHG) e GAS CLIMALTERANTI

Vengono definiti gas serra (Greenhouse Gasses – GHG) quei gas che, come l’anidride carbonica (CO2), sono indispensabili per il pianeta in quanto, riuscendo a trattenere una parte delle radiazioni solari all’interno dell’atmosfera, permettono il naturale fenomeno della termoregolazione terrestre, creando temperature idonee per la vita. 

Questa capacità viene formalmente espressa in CO2 equivalente (CO2e), ed è per questo motivo che l’anidride carbonica è oggi impiegata come parametro di misurazione semplificato per indicare più gas climalteranti.

Con l’avvento della rivoluzione industriale e il repentino aumento di consumo di combustibili fossili, la concentrazione di alcuni gas serra è cresciuta in maniera esponenziale e gli effetti di questo squilibrio sono sempre più estremi: questo sottoinsieme di gas serra identifica i gas climalteranti (ne sono un esempio l’anidride carbonica, il metano, l’azoto e i fluorati).

I PIANI DI “DECARBONIZZAZIONE”

L’aumento di concentrazione di gas climalteranti in atmosfera può essere definito come impatto ambientale globale in quanto i suoi effetti hanno ripercussioni sull’intero pianeta. 

Per questo motivo governi e organizzazioni transnazionali hanno sviluppato e stanno implementando piani di “decarbonizzazione” (riduzione e/o compensazione delle emissioni di gas climalteranti misurati in tonnellate di CO2equivalente) per rispettare l’obiettivo di 1,5° di innalzamento massimo della temperatura media globale stabilito dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) con l’Accordo di Parigi del 2015.

La complessità del problema porta con sé la necessità di adottare un approccio sistemico. Questa consapevolezza era già presente alla fine egli anni Novanta quando, con il Protocollo di Kyoto (1997), si cercò di ideare un sistema per dare incentivi economici alle imprese che avessero adottato strategie di decarbonizzazione, penalizzando le altre.

COSA SONO I “CREDITI DI CARBONIO” (ETS)A questo scopo furono creati mercati regolamentati per lo scambio di quote di emissione (diritti a emettere) tra aziende appartenenti a settori considerati altamente emissivi: nasce così il mercato europeo dei crediti di carbonio o ETS (Emission Trading System).Con il passare degli anni ha preso sempre più spazio un mercato parallelo, volontario e non regolamentato, nel quale è possibile immettere e acquistare crediti di carbonio generati sulla base di diversi standard: questo mercato ha raggiunto nel 2021 il valore di oltre 2 miliardi di dollari.La forte attenzione riservata al tema CO2 ha determinato, allo stesso tempo, un’estrema semplificazione del rapporto tra il concetto di “sostenibilità” e quello di “decarbonizzazione”, tanto che oggi una quota rilevante di opinione pubblica e di imprese (dalle PMI alle grandi) crede che valga l’equazione decarbonizzazione = sostenibilità.

COMPENSARE NON BASTA

Se da un punto di vista “politico” tale sovrapposizione rappresenta un rischio significativo per il raggiungimento del più ampio quadro di obiettivi dell’Agenda 2030 (stabiliti dal Global Compact delle Nazioni Unite), dall’altro lato questa eccessiva semplificazione pone in secondo piano la necessità di affrontare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica attraverso una visione sistemica

Tutto ciò sta generando, quindi, una distorsione comunicativa che si riverbera anche sulle soluzioni proposte dagli attori pubblici o privati. Sintomo di questa situazione è l’esplosione del valore del mercato volontario dei crediti di carbonio, al quale sempre più soggetti, viste le potenzialità di espandere il proprio business, attingono per proporre alle imprese e alle persone di “azzerare le proprie emissioni”, “neutralizzare i propri prodotti”, “compensare all’origine l’acquisto di elettricità e gas”.

Generalmente tali soluzioni si basano su progetti di facile comunicazione ma di difficile monitoraggio, e a cui, molto spesso, non corrisponde un risultato effettivo e quantificabile. 

Proprio dall’indagine del The Guardian pubblicata a gennaio 2023 (disponibile a questo link) è emerso che più del 90% delle compensazioni delle emissioni di CO2 della foresta pluviale, promosse dal più importante certificatore internazionale, sono prive di valore. Invece di compensare le emissioni e, quindi, abbassare effettivamente il livello di CO2 in atmosfera, si rischia di raggiungere il risultato opposto: promuovere logiche semplificate che spesso si traducono in greenwashing.

PER UNA SOLUZIONE SISTEMICA

L’importanza di affrontare in maniera efficace il problema della crescente concentrazione di tonnellate di CO2e in atmosfera non è in discussione, ma è fondamentale considerarlo interdipendente con altri temi rimasti finora più in secondo piano e che, applicando una visione sistemica, risultano tutti rilevanti per perseguire la sostenibilità ambientale.

La perdita di biodiversità, la deforestazione, l’accumulo in ambiente di sostanze chimiche di sintesi non biodegradabili, l’aumento dell’eutrofizzazione e acidificazione delle acque, la riduzione di fertilità del suolo sono solo alcuni degli aspetti che influenzano e sono influenzati dal variare della concentrazione di gas climalteranti in atmosfera. Meriterebbero quindi maggiore spazio all’interno del dialogo globale sulla sostenibilità ambientale.

Senza un approccio sistemico di questo tipo, dunque, ci si illude di aver attuato strategie di sostenibilità efficaci che, in realtà, rischiano di essere prive un impatto concreto. 

La semplificazione di un concetto non può che tradursi in azioni superficiali e parziali, più orientate al marketing che non ad una reale risposta alle sfide emergenti. Problemi complessi necessitano di soluzioni altrettanto complesse che mal si adattano alla frenetica ricerca di immediatezza delle strategie di comunicazione attuali.

Roberto Remedia, dottore in Economia, è Impact & Sustainability Specialist di Aboca

Margherita Tiradritti, dottoressa in Economia, è Impact & Sustainability Support di Aboca

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