LA SALUTE È UN BENE COMUNE

“La mia intera vita è un viaggio nella biodiversità, in cui ho cercato di capire come tutto sia interconnesso attraverso di essa: le foreste, le fattorie, il nostro intestino, le nostre menti, le nostre culture”. 

Il magnifico memoir di Vandana Shiva è il racconto di una vita straordinaria e, insieme, un appello ai governi di tutto il mondo perché non dimentichino le connessioni fra emergenza climatica, ambientale e sanitaria. Tutto è collegato, in salute e in malattia. 

Sapete quali sono i costi dell’uso di pesticidi per il sistema sanitario, o quanti nuovi agenti patogeni sono comparsi per la deforestazione? Alla denuncia segue la proposta. Che ci riguarda tutti. 

virus

Siamo un’unica famiglia terrestre che abita in un unico pianeta, sana nella nostra diversità e interconnessione. Come ci ha ricordato Martin Luther King, “siamo intrappolati in una rete inevitabile di reciprocità, di cui è intessuta la tela del destino. Ciò che influisce direttamente su una persona, influisce indirettamente su tutti”.

Se invadiamo gli habitat naturali di altre specie, manipoliamo piante e animali per profitto e avidità e diffondiamo monocolture, possiamo ritrovarci collegati a livello mondiale attraverso la diffusione di una malattia come la Covid-19; viceversa, se proteggiamo la diversità degli ecosistemi, la biodiversità, l’integrità, l’autorganizzazione (autopoiesi) di tutti gli esseri viventi, compresi gli umani, saremo uniti gli uni agli altri nella salute e nel benessere.

Stanno emergendo nuove malattie, perché il modello alimentare e agricolo globalizzato, industrializzato e inefficiente sta invadendo l’habitat ecologico di altre specie e manipolando animali e piante senza alcun rispetto per la loro integrità. L’emergenza sanitaria del coronavirus è strettamente collegata a un’altra emergenza, quella che riguarda l’estinzione e la scomparsa delle specie, che a sua volta è connessa all’emergenza climatica.

Negli ultimi cinquant’anni, sono comparsi trecento nuovi agenti patogeni in seguito alla distruzione di vari habitat. Secondo l’OMS, il virus Ebola si è spostato dagli animali selvatici agli esseri umani e il New Internationalist ha scritto che “tra il 2014-16, un’epidemia di Ebola senza precedenti ha ucciso più di 11.000 persone in tutta l’Africa occidentale. Ora gli scienziati stanno mettendo in correlazione l’epidemia alla rapida deforestazione”.

John E. Fa, professore dell’Università di Manchester e ricercatore associato senior presso il Center for International Forestry Research (CIFOR) afferma: “Le malattie emergenti sono legate alle alterazioni ambientali causate dall’uomo. Gli esseri umani entrano di più in contatto con gli animali, quando una foresta viene diradata. […] Si ha un equilibrio di animali, virus e batteri che viene alterato, ogni volta che si riduce una foresta.”

Prendiamo come esempio la malattia della foresta di Kyasanur (MFK), causata da un virus altamente patogeno, che si trasmette dalle scimmie infettate tramite le zecche all’uomo, poiché la deforestazione ha ridotto il loro habitat naturale. Il virus della MFK è un patogeno che esiste da sempre nell’ecosistema del Sud Kanara, in India. È l’intervento umano ad avere causato l’epidemia della malattia attraverso la deforestazione.

Similmente, il coronavirus è proprio dei pipistrelli. L’autrice e giornalista Sonia Shah osserva: “Quando abbattiamo le foreste in cui vivono i pipistrelli, questi non solo volano via, ma vengono a vivere sugli alberi dei nostri cortili e delle nostre fattorie”. Anche il professore Dennis Carroll della Cornell University riconosce che, penetrando più a fondo nelle ecozone mai colonizzate in precedenza, potenzialmente facilitiamo la diffusione d’infezioni. La malattia della “mucca pazza”, o encefalopatia spongiforme bovina (BSE), è una malattia infettiva causata da proteine deformi chiamate “prioni”, che colpiscono il cervello dei bovini. Le mucche sono state contagiate dal morbo, quando sono state alimentate con carne di altre mucche morte e infette. Se un essere umano consuma tali bovini, sviluppa la malattia di Creutzfeldt-Jakob (MCJ). Il prione è un agente auto-infettivo, non un virus o un batterio.

La resistenza agli antibiotici si sta diffondendo tra gli esseri umani a causa dell’uso intensivo di prodotti chimici negli allevamenti. Anche i marcatori di resistenza agli antibiotici contenuti negli OGM potrebbero costituire un’aggravante.

Il trasferimento genico orizzontale attraverso le specie è un fenomeno scientificamente noto ed è il motivo per cui abbiamo una scienza che indaga sulla biosicurezza, una regolamentazione come il Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza e leggi nazionali per la biosicurezza. Negli ultimi decenni, le malattie croniche non trasmissibili si sono diffuse in modo esponenziale. Uno studio del 2012 ha quantificato l’impatto sulla salute e i costi relativi ai danni derivanti dall’esposizione a 133 pesticidi utilizzati in ventiquattro Paesi europei nel 2003, pari a quasi il 50% della massa totale dei pesticidi adoperati in quell’anno. I risultati hanno rivelato che tredici sostanze usate in tre classi di colture (vite, alberi da frutta e ortaggi) hanno peggiorato complessivamente del 90% la salute, per una perdita in Europa di circa duemila anni di vita all’anno (cifra che tiene conto della disabilità indotta), corrispondenti a un costo economico annuale di 78 milioni di euro. Un’altra indagine del 2012 sul costo dell’avvelenamento da pesticidi in Paranà, Brasile, ha concluso che il totale ammonta a 149 milioni di dollari all’anno. Vale a dire che, per ogni dollaro speso per l’acquisto di pesticidi in questo Stato, circa 1,28 dollari sono serviti a coprire i costi indotti dall’avvelenamento

 

È stato stimato che negli anni novanta, in America, i costi ambientali e di salute pubblica derivanti dall’uso di pesticidi ammontavano a 8,1 miliardi di dollari all’anno. Pertanto, negli Stati Uniti, ogni anno venivano spesi 4 miliardi di dollari per il consumo di pesticidi; per ogni dollaro speso per l’acquisto di queste sostanze, due dollari sono stati sborsati per i costi indotti. Un altro studio pubblicato nel 2005 ha stimato che negli Stati Uniti i costi delle malattie croniche dovute all’avvelenamento da pesticidi ammontavano a 1,1 miliardi di dollari, di cui circa l’80% speso per le cure per il cancro

È stato anche calcolato che, nelle Filippine, il passaggio da uno a due trattamenti con pesticidi per la coltivazione del riso ha portato a un aumento del profitto di 492 pesos con, al contempo, un incremento dei costi sanitari pari a 765 pesos. La perdita netta è stata, quindi, di 273 pesos. In Thailandia, è stato stimato che il costo indotto dai pesticidi può oscillare annualmente tra i 18 e i 241 milioni di dollari. In Brasile, i costi per i danni alla salute dei lavoratori impiegati nelle coltivazioni di fagioli e mais ammontano al 25% dei profitti. Per quanto riguarda i dati europei, un gruppo di esperti, che ha indagato sul peso delle malattie e dei costi legati all’esposizione agli interferenti endocrini, ha stimato con “alta probabilità” che, ogni anno in Europa, l’abbassamento del quoziente intellettivo totale di circa 13 milioni di punti e i 59.300 casi in più di disabilità intellettuale potrebbero essere attribuibili all’esposizione agli organofosfati. Dal momento che è stato calcolato che ogni punto di QI perso per l’esposizione prenatale al mercurio vale circa 17.000 euro, è possibile dedurre che la cifra per l’esposizione agli organofosfati sia all’incirca simile.

In tutto il mondo la vita moderna disadattata comporta, dunque, delle conseguenze sanitarie epidemiche. Oltre alla morte prematura e alla disabilità prolungata, le malattie derivanti da diete carenti dal punto di vista nutrizionale stanno costringendo le persone a cercare un’assistenza sanitaria costosa e spesso inaccessibile. I sistemi sanitari commerciali beneficiano di queste epidemie moderne, offrendo test e trattamenti ad alta intensità tecnologica e ad alto costo per disturbi della salute che potrebbero, e dovrebbero, essere facilmente evitati attraverso una buona alimentazione e un ambiente sano. La fusione tra la Bayer e la Monsanto mette in evidenza il fatto che le multinazionali che vendono le sostanze chimiche responsabili delle malattie forniscono anche le cure farmaceutiche per le malattie che hanno causato.

I costi globali dell’assistenza sanitaria dovuti a malattie legate a una cattiva salute alimentare si possono riassumere come segue.

• Obesità: 1,2 trilioni di dollari entro il 2025.

• Nel 2015, il costo globale del diabete era pari a 1,31 trilioni di dollari. Attualmente in Italia, ogni paziente affetto da diabete costa al Sistema Sanitario Nazionale 2.589 euro all’anno e le terapie legate al diabete rappresentano circa il 9% del budget, ovvero circa 8,26 miliardi di euro. In Africa, entro il 2030 trentacinque milioni di persone (il doppio del numero attuale) saranno colpite dal diabete e si stima che questo costerà 1,5 trilioni di dollari.

• Infezioni da resistenza antimicrobica (AMR): 1 trilione di dollari entro il 2050.

• Cancro: 2,5 trilioni di dollari.

• Costo provocato dall’esposizione agli interferenti endocrini: in Europa è pari a 209 miliardi di dollari all’anno; negli Stati Uniti, 340 miliardi di dollari.

• Una nuova ricerca indica che, negli Stati Uniti, il costo annuale dell’autismo è più che triplicato balzando a 126 miliardi di dollari; l’autismo costa 34 miliardi di sterline al Regno Unito, aggiudicandosi il primato di essere il problema sanitario più costoso.

• L’aumento dell’infertilità ha portato a una nuova industria della fertilità che, nel 2020, è costata agli Stati Uniti 21 miliardi di dollari.

I governi devono garantire che le valutazioni sulla biosicurezza e la sicurezza alimentare non siano influenzate dall’industria che trae vantaggio dalla manipolazione degli organismi viventi e dall’insabbiamento delle prove scientifiche dei danni da loro provocati. Il danno causato alla salute delle persone dalla manipolazione delle ricerche da parte delle multinazionali è ormai assodato. Il tentativo globale di deregolamentare la sicurezza alimentare e i requisiti di biosicurezza dev’essere fermato.

Vandana Shiva, fisica quantistica ed economista militante ambientalista, è considerata la teorica più importante al mondo dell’ecologia sociale.

Nata a Dehradun, in India, nel 1952, si è laureata in fisica quantistica in Canada ma ha presto abbandonato questo percorso per dedicarsi attivamente alla salvaguardia del paesaggio e della biodiversità. Nel 1993 è stata insignita del Right Livelihood Award, un riconoscimento che viene assegnato a chi si distingue per promuovere una società migliore e un’economia più giusta. Tra i suoi numerosi libri segnaliamo: Le guerre dell’acqua (2004), Il bene comune della Terra (2006), Fare pace con la Terra (2012), Storia dei semi (2013), Chi nutrirà il mondo? Manifesto per il cibo del terzo millennio (2015), Il pianeta di tutti. Come il capitalismo ha colonizzato la terra (2019).

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