COSì SCRIVO IL BOSCO

Il silenzio, i profumi, la frescura. L’acqua che scorre. Una sensazione quasi sacra di appartenenza. Accade in natura, può accadere perfino in un padiglione fieristico.

Uno scrittore visita, come migliaia di altre persone, il Bosco (appunto) degli Scrittori al Salone del Libro di Torino, appena conclusosi. Lì respira insieme alle piante, lì “sente” la biodiversità delle tante specie vegetali che lo compongono (e che saranno trapiantate altrove). 

Ecco come Mauro Garofalo racconta per Aboca Life Magazine questa esperienza, sua e degli altri ospiti e visitatori. Tutte le nostre storie, dice, non sono altro che il risultato di una vita resa possibile proprio dalle piante. E tutti dovremmo essere giardinieri, noi coabitanti di questo pianeta. 

I profumi ci portano il mondo: ulivo e tarassaco, aglio, profumi del Mediterraneo, rosmarino e lavanda. A ciascun odore associamo una memoria, un pezzo di vita. Da bambini abbiamo tutti immaginato navi salpare dal porto, bianche vele e ali di gabbiani, segni benaugurali per l’avventura; e commerci fare nazioni – il Colonialismo – stoffe in partenza da Catai, India, dal Corno d’Africa. Ciascun odore, ogni merce è un’informazione su un luogo che pensiamo esotico, sino a quando poi impariamo che viaggiare è migrare l’animo prima ancora dei corpi. Il pensiero che domani sarà, potrebbe essere, migliore di oggi.

IL BOSCO DEGLI SCRITTORI, TRA LIBRI E PIANTE

Chiunque abbia camminato dentro al Bosco degli Scrittori di Aboca all’interno del Salone Internazionale del Libro di Torino 2023, dal 18 al 22 maggio, o sostato sotto i rami si sarà reso conto del silenzio, l’effetto bolla che fanno le essenze, le radici, l’intrico di piante e acqua persino all’interno di un padiglione fieristico, di vetro e metallo.
Chiunque sia entrato dentro quel Bosco piantato dall’uomo, trasportando quintali di legno, ipotizzando terriccio e invaso, ha potuto toccare, seppure per un istante, il pianeta-giardino sul quale viviamo, vite in sé e allo stesso tempo esistenze di una Vita più grande – il regno vegetale, l’aria, le nuvole, di chi è un oceano? – di cui pure abbiamo la responsabilità e l’uso. È la cura del giardiniere che dovremmo essere, co-abitanti dell’unico, molteplice, pianeta navigante.

Immagino che, per chi abbia percorso i camminamenti sospesi del Bosco degli Scrittori – lastre di intaglio di un’unica essenza del Giappone -, osservato i bambini in fila guardare stupiti il ponticello e il rigagnolo d’acqua, una formica correre sul tronco, dall’alto in basso, priva di gravità, aggrappata alla corteccia di un tiglio, (Unter den Linden, “sotto i tigli”), si sia trovato proiettato in un istante, per un minuscolo battito di ciglia, accanto a Goethe, ciascuno di noi un poeta, dentro l’anima scrittrice d’ogni vivente. Un bosco ti insegna la lingua della terra, l’odore umido del sottosuolo; cavità che connettono il sopra con il sotto; alfabeti minori, soffi, la sospensione del pulviscolo in una radura l’attimo prima che arrivi il cervo.

IL BOSCO DEGLI SCRITTORI: LE IMMAGINI

Il tempo che insegna un bosco è la moltiplicata sovrapposizione dei suoi abitanti. Non esiste scoiattolo senza ramo, come nessuna raganella senza rio, ghianda che non valga esser beccata e portata al nido, daino spaurito nella radura, un movimento strisciante nel folto, il lupo va alla tana, il tronco caduto, la morte che diviene humus per i funghi, e di lì il ciclo si riattivi, di nuovo e ancora. Nel tempo di un’eternità che ci attraversa, del quale facciamo parte per una breve parentesi.

Ogni respiro che facciamo proviene dalle piante. Il bosco dimora del “sacro” è la residenza dell’entità inconosciuta che ci tiene – tutti i viventi in questo momento e tutti i viventi fino a questo momento – in vita.

È grazie al ciclo vegetale che l’anidride carbonica viene sintetizzata dalle foglie e restituita a nuova vita.

Forse è per questo che l’habitat va preservato. Poiché ogni nostra azione – sopravvivere, mangiare, dormire, lo stesso scrivere – è un atto compiuto “in debito” d’ossigeno, tutte le nostre storie non sono altro che il risultato di una vita resa possibile, proprio, dalle piante.

BIODIVERSITÀ E FUTURO DENTRO AL BOSCO DEGLI SCRITTORI

Quando i dendrologi del futuro indagheranno gli alberi per comprendere l’umanità, leggeranno i corpi di questi giganti vegetali. Su ciascun filo che la Natura avrà impresso si vedranno, allora, quali sconvolgimenti, calamità naturali, catastrofi si sarebbero potute evitare, l’Antropocene, le guerre, i periodi di siccità e massimo splendore, la società dei consumi di pollo e, poco fa sulla scala del Tempo più grande, l’Eden, Hyeronimus Bosch, i giardini pensili di Babilonia.

Quando camminiamo in un bosco stiamo scegliendo, per un tratto almeno, di immetterci nel corso di un verbo che non esiste e che pure racconta questo sentimento: inforestarsi significa comprendere che non c’è cammino sulla Terra se non in comune, che esistono differenze, biodiversità, e sono quelle specifiche a rendere varia la vita sulla Terra: l’uomo, le piante, gli animali, le rocce, i microorganismi, l’acqua. Inforestarsi è comprendere che non siamo soli. Perché esistiamo in tempi diversi ma insieme, tutti, dall’inizio alla fine dei tempi; un complesso variegato unico. Una ninfea si schiude al centro di una pozza d’acqua, è il quarto giorno appena del Salone del Libro. Il Bosco degli Scrittori il giardino delle storie che possiamo, ancora, raccontare. Un raggio di sole taglia la penombra della radura. È l’alba di un giorno rinnovato. Con o senza di noi singoli, un noi interconnesso, di generazione in generazione.

Mauro Garofalo Nato a Roma nel 1974, cresciuto in Maremma, vive a Milano. Collabora con Il Sole 24 Ore-Nòva, La Stampa (Viaggi e Tuttoscienze) e Huffington Post-Terra. Come giornalista ha lavorato anche per l’Unità e la Rai. Da qualche anno si occupa esclusivamente di reportage e tematiche ambientali. Ha scritto romanzi per adulti, giovani adulti e bambini. I suoi ultimi libri sono Manuale per supereroi green (Il Battello a Vapore) e L’ultima foresta (Aboca edizioni): qui il racconto di come e perché l’ha scritto

Bosco degli scrittori: la collana di Aboca Edizioni L’allestimento del Bosco degli scrittori all’interno del Salone internazionale del libro di Torino è ispirato dall’omonima collana di narrativa di Aboca Edizioni, che a partire dal 2019 ha consentito ad alcuni tra gli scrittori più interessanti e consapevoli del nostro panorama letterario di raccontare il mondo, il loro e il nostro, a partire da un albero. Scopri i libri del Bosco degli scrittori.

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