ECO-ANSIA E ALTRE RIBELLIONI

Un recente fatto di cronaca ha portato alla ribalta la parola eco-ansia. Prima che i riflettori sul fenomeno si spengano, proviamo a capire le ragioni di questo sentimento individuale e collettivo, insieme a Marcella Danon.
 
Quali disagi, ma anche quali energie scatena la crisi ambientale? Dal punto di vista della ecopsicologia, né i negazionismi né le paure alimentate dai media aiutano a ribaltare la ragione profonda del malessere: quella visione antropocentrica che distrugge e ci distrugge. 

Anziché sentirci impotenti, di fronte al cambiamento climatico possiamo e dobbiamo chiederci: che fare? Così, l’eco-ansia può annunciare una nuova sensibilità, un ritrovato ecocentrismo.

Un tempo sapevamo di  “essere uno” col mondo. Nell’infanzia dell’umanità la terra era madre, Pachamama, e il senso di riverenza e di gratitudine nei suoi confronti era connaturato al nostro sentire. Gradualmente è avvenuto un distacco, un’estraniazione, e la natura è diventata cosa, risorsa, esterna, estranea. Una vera e propria disconnessione dalla nostra identità di specie che si è tradotta in una incapacità, anche sul piano individuale, di rispondere al quesito esistenziale “chi sono io?”.

La cosiddetta eco-ansia, di cui oggi finalmente si inizia a parlare, non è che la punta dell’iceberg di un malessere collettivo, prima ancora che individuale, connesso al nostro procedere baldanzosamente e acriticamente lungo un vicolo cielo dell’evoluzione, citando Gregory Bateson.

Sono i più sensibili tra noi a far affiorare il sintomo di un malessere che da tempo dovrebbe scuoterci: non solo stiamo gestendo le risorse in modo insostenibile e irriguardoso nei confronti delle generazioni a venire, ma stiamo anche gestendo autarchicamente il nostro senso di umanità, senza più sentire che facciamo parte di un ecosistema, di una comunità terrestre. È questo quello che duole di più alla nostra anima, a quella parte di noi che sa che non siamo né i padroni né i parassiti di questo bel pianeta

Questo è il messaggio rivoluzionario dell’ecopsicologia che punta a ribaltare la visione antropocentrica risvegliando la consapevolezza che siamo parte integrante del processo della vita in evoluzione. È da questa ritrovata visione ecocentrica che potremo affrontare con intelligenza ed efficacia le attuali problematiche ambientali tra cui l’emergenza climatica, innegabilmente acutizzata dalla sconsiderata e invadente impronta che l’attuale stile di vita sta infliggendo al nostro pianeta.

Il tema del cambiamento climatico è delicato. Nella sua lettura più superficiale è fortemente ansiogeno, soprattutto finché i media insistono soltanto su colpe e catastrofi, trasformando ogni evento meteorologico in emergenza e allerta, alimentando al contempo un tossico senso di impotenza personale. Ma può anche acquisire una valenza di campanello per il risveglio delle coscienze, attivando la messa in discussione del modello di vita del consumismo capitalista che danneggia il pianeta e tutti gli esseri viventi.

Né paura, né negazionismi ci saranno di aiuto. L’ansia, dal punto di vista psicologico, è funzionale alla sopravvivenza, ci spinge oltre un limite, e soltanto quando non viene accolta, riconosciuta e canalizzata in azione concreta diventa dannosa.

Ben venga quindi prendere atto che qualcosa non sta funzionando come si deve nella relazione tra noi e la nostra casa. Ben venga parlare di eco-ansia, ma senza farci distrarre e distruggere dalla paura del futuro, senza cadere nel tranello – forse inconsapevole, forse indotto – del farci credere impotenti di fronte agli eventi

Il clima sta cambiando? È il momento di unire intelligenze e risorse per imparare a operare con le scienze della vita e domandarci: che cosa possiamo fare? Dovremo cambiare stile di vita – meno spreco! – e imparare ad adattarci. I mari si alzeranno, terre ora sotto i ghiacci verranno coltivate, tutto cambierà, lo sappiamo e ci attrezzeremo. D’altronde, la vita è questo: cambiamento.

Marcella Danon è psicologa, formatrice e giornalista. Per Aboca Edizioni ha pubblicato Ecopsicologia. Come sviluppare una nuova consapevolezza ecologica

Insegna Ecopsicologia nel Corso di laurea in Scienze e tecniche psicologiche all’Università della Valle D’Aosta, insieme all’ecologo Giuseppe Barbiero.

Ha completato la sua formazione in California, con Fritjof Capra e Joanna Macy. Ha fondato e dirige, dal 2004, Ecopsiché, scuola di specializzazione e aggiornamento per integrare attività con la Natura nella propria attività professionale e vita personale. Fa parte del direttivo della International Ecopsychology Society – IES, associazione professionale presente in 14 nazioni.

È autrice di numerosi libri, tra i quali Stop allo stress (Apogeo Urra, 2012), Il Tao del disordinato (Feltrinelli, 2016), Il potere del riposo (Feltrinelli, 2017) e Clorofillati. Ritornare alla Natura e rigenerarsi (Feltrinelli, 2019).

 

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