Alcuni hanno perso peso, altri hanno lasciato il lavoro per diventare agricoltori, moltissimi hanno modificato le loro scelte alimentari. Dalla sua prima uscita, nel 2006, Il dilemma dell’onnivoro di Michael Pollan ha veramente cambiato la vita a migliaia di lettori di tutto il mondo.
Ora questa edizione per ragazzi dell’imperdibile bestseller sul cibo, riesce a coinvolgere anche i più piccoli: cosa c’è, oltre al pollo, in quelle crocchette di pollo? ami hamburger e patatine, ma sai da dove arriva la carne e come vengono coltivate le patate? e sei sicuro che vada bene qualsiasi alimento solo perché lo trovi al supermercato?
Ecco, finalmente, un libro che invita a “votare con la forchetta” anche chi non ha ancora l’età per partecipare alle elezioni. E che spiega fino a che punto cosa mangiamo influisce sulla nostra salute e sul pianeta.
È un tema per noi cruciale, che abbiamo discusso per esempio qui e qui. Ora Michael Pollan riesce a spiegare anche ai ragazzi quanto conti il cibo. Un assaggio? Eccone la prefazione. Buona lettura e buon appetito.
Questo libro potrebbe semplicemente cambiarvi la vita.
Lo so: vi sembrerà leggermente esagerato, vero? Non azzarderei mai un’affermazione tanto spavalda se negli anni successivi alla pubblicazione de Il dilemma dell’onnivoro nel 2006 migliaia di lettori non mi avessero proprio detto – a volte con lettere ed email, altre volte di persona (a volte in strada, da parte di perfetti sconosciuti): “Il suo libro mi ha cambiato la vita”. Sono parole che mi sorprendono ogni volta, perché non era certamente questo il mio obiettivo quando mi sono seduto a scrivere il libro; e cambiare la vita delle persone sembra una responsabilità enorme. Rimango per un attimo sbalordito e poi do una risposta del tipo: “In meglio, spero”.
Mi rimane tuttavia la curiosità di approfondire quello che intendano dire, così chiedo spesso di raccontarmi esattamente in che modo la lettura del mio libro li abbia cambiati. Le risposte che ricevo sono le più disparate, spesso sorprendenti, e di solito estremamente gratificanti.
Alcuni dicono di avere perso peso dopo la lettura del mio libro, e mostrano le foto di quando erano più grassi. A quanto pare, scoprire in che modo si produce il cibo da fast food li ha convinti a smettere di mangiarlo, e i chili sono cominciati a sparire. (Anche se questo non è in nessuna maniera un libro di diete.) Altri, invece, mi dicono che dopo avere letto Il dilemma dell’onnivoro hanno deciso di cambiare lavoro (!) e di diventare agricoltori. (Io, ancora più sbalordito.) “E come sta andando?”, domando con un certo nervosismo, perché fare l’agricoltore è un modo assai duro di guadagnarsi da vivere. Di solito rispondono che è un lavoro incredibilmente faticoso, ma anche incredibilmente appagante; e che non si sognerebbero di vivere in nessun’altra maniera (Che sollievo!).
Molte persone mi dicono che il libro ha cambiato il loro modo di pensare all’alimentazione, e che adesso dedicano molto più tempo a decidere cosa mettere in bocca. Hanno capito che le loro scelte alimentari influiscono sull’ambiente, o sugli animali, o sulla propria salute, e che vogliono cominciare a “votare con la forchetta” (un’idea che vi spiegherò inseguito). Per i giovani può significare invogliare i genitori a fare la spesa in maniera diversa, ad acquistare prodotti biologici o locali, per esempio. I genitori sono abituati alle più svariate richieste dei figli in fatto di alimenti, che di solito riguardano le ultime novità in fatto di cereali zuccherati o di bevande energetiche, e rimangono piacevolmente sorpresi quando i ragazzi cominciano a chiedere verdure biologiche o uova provenienti da piccole fattorie dove le galline vivono all’aperto e mangiano prodotti naturali.
Poi ci sono i vegetariani e i mangiatori di carne, le cui reazioni al libro non potrebbero essere più diverse tra loro. Ho saputo da molti lettori che, dopo avere letto in che modo vengono trattati gli animali negli allevamenti su scala industriale, non se la sono più sentita di continuare a mangiare la carne e sono diventati vegetariani. (Sebbene il libro non sia un’argomentazione contro il consumo della carne.) Ho dunque immaginato che uno degli effetti suscitati dal libro fosse di spingere al vegetarianismo, fin quando però non ho sentito parlare alcuni vegetariani, la cui reazione mi ha davvero lasciato di stucco.
Ecco la tipica lettera di un liceale vegetariano: “Non tocco carne dall’età di sei anni, ma dopo avere letto il suo libro, ho deciso di ricominciare a mangiarla. Non lo sapevo che esistessero fattorie, come la Polyface in Virginia, in cui gli animali sono trattati benissimo e vivono felici. Voglio sostenere quel genere di allevamenti, perciò adesso, quando posso, mangio quel tipo di carne allevata con criteri umani. Anziché definirmi vegetariano, adesso mi definisco un carnivoro coscienzioso”.
Il fatto che carnivori e vegetariani abbiano reagito in due modi completamente diversi davanti alla stessa informazione mi fa capire che il libro sta facendo il suo lavoro. Il suo lavoro è semplicemente quello di farci riflettere su qualcosa che difficilmente ci ha mai sfiorato la mente: da dove e come ci arriva quello che mangiamo. Per questo mi piace l’idea che due persone possano leggere lo stesso libro e giungere a conclusioni radicalmente opposte. Non ho scritto Il dilemma dell’onnivoro per convincervi a mangiare in un modo o nell’altro. Il mio obiettivo era di fornirvi le informazioni necessarie per compiere le scelte giuste. Qual è la “scelta giusta”? È semplice: è quella che vi consente di rimanere fedele ai vostri ideali, a quello a cui tenete di più.
Il fatto è che le nostre scelte alimentari sono tra le più importanti che ci tocca fare nella nostra vita. Il nostro modo di mangiare influisce in maniera gigantesca sulla nostra salute e sulla salute del pianeta più di qualsiasi altra attività. Nell’elenco delle dieci principali patologie causa di mortedegli americani, quattro sono la conseguenza di una cattiva alimentazione. Quel che mettete sul piatto cambia la natura più di qualsiasi altra vostra azione. Se questa vi sembra un’esagerazione, riflettete: le coltivazioni hanno modificato il paesaggio più di qualsiasi altra attività umana. L’agricoltura ha inoltre determinato quali specie animali prosperino (mucche, polli, maiali, quelle che noi mangiamo) e quali siano a rischio (i lupi e gli altri predatori che vogliono mangiare quelli che vogliamo mangiare noi). E sebbene siate probabilmente consapevoli che i combustibili fossili che la vostra famiglia usa per riscaldare la casa o alimentare l’automobile contribuiscano al cambiamento climatico, lo sapevate che le coltivazioni e le industrie alimentari producono perfino più gas a effetto serra di tutte le forme di trasporto messe insieme? È questo che intendo dire nell’affermare che quello che mangiate produce effetti sul mondo più di qualsiasi altra vostra azione.
Questo potrebbe sembrare una grande responsabilità, e lo è; ma è anche una grande opportunità, specialmente per le persone della vostra età. Perché? Perché anche se non vi è consentito votare alle elezioni finché non sarete maggiorenni, potete votare sin d’ora con la vostra forchetta, scegliendo di mangiare cibi che rispecchiano i vostri valori ed evitando quelli che non lo fanno. Ma soprattutto potete votare in questo modo non una volta soltanto, ma tre volte al giorno.
Questo tipo di voto può fare la differenza? Senza dubbio. Pensate ai cambiamenti a cui abbiamo assistito negli ultimissimi anni. Quando Il dilemma dell’onnivoro è stato pubblicato nel 2006, il cibo biologico rappresentava un’industria da 35 miliardi di dollari. Il mercato per la produzione di carne, latte e uova in maniera sostenibile è esploso nell’ultimo decennio. Una nuova generazione di giovani ha cominciato ad avviare piccole fattorie sostenibili. (Oggi, fra i tirocini più popolari per gli studenti universitari c’è quello di lavorare in una fattoria biologica.) Da quando Michelle Obama ha allestito un orto biologico nei giardini della Casa Bianca, il numero degli americani che coltivano verdure in casa è cresciuto vertiginosamente, toccando il 35% del numero complessivo di famiglie. E tutta una serie di questioni alimentari e agricole che non erano mai state al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica sono ora oggetto di dibattito in tutto il paese e a Washington, D.C.
Uno degli sviluppi più entusiasmanti a cui abbiamo assistito negli ultimi dieci anni circa in America è l’ascesa di un “movimento alimentare”; un movimento per cambiare il modo di produrre e consumare cibo, in maniera che gli agricoltori, i lavoratori del settore alimentare, gli animali, la terra e l’ambiente siano tutti trattati con maggiore rispetto. È molto ciò che possiamo fare tutti per spingere il sistema alimentare in questa direzione, ma si comincia informandosi su quello che c’è in gioco, e poi votando – adesso con la forchetta, tra qualche anno nell’urna elettorale – per il tipo di mondo in cui vi piacerebbe vivere. Questo libro rappresenta un invito a riflettere sui problemi legati al nostro modo di produrre cibo oggi e su alcune delle stimolanti soluzioni che le persone stanno trovando per costruire un sistema alimentare migliore per tutti e per tutto quello che ci riguarda.
Benvenuti in questa conversazione.
Michael Pollan (New York, 1955), scrittore e giornalista, è autore di saggi di grandissimo successo in tutto il mondo. Insegna Giornalismo scientifico e ambientale all’Università di Berkeley.