Ci siamo spesso occupati di impresa, qui su Aboca Life Magazine. Nella convinzione che proprio il mondo del business possa essere un avamposto di pensiero e prassi radicalmente nuovi. E una leva importante per risolvere la crisi di sostenibilità in corso. Ora esistono gli strumenti e la consapevolezza per farlo.
Da profitto a valore, da esternalità a collaborazione, da estrazione a limite: ecco come cambia l’orizzonte concettuale. Ed ecco come fare bene impresa fa bene anche all’impresa.
Il mondo di oggi va bene o male?
Entrambe le cose. Viviamo nel contempo la situazione più grave e la migliore nella storia dell’umanità. Mai abbiamo sentito così tangibili e pressanti le grandi sfide ambientali e sociali e mai abbiamo avuto l’attuale livello di consapevolezza e gli strumenti necessari per creare un futuro prospero.
Senza rendercene conto infatti, in pochi decenni, abbiamo creato le condizioni che rendono concreta la possibilità di estinzione della nostra società così come la conosciamo. Gli umani, non riconoscendo il concetto di limite, sono giunti al limite. E non sarà il pensiero che ci ha portato fino a qui che ci permetterà di superare questa crisi.
Negli ultimi cinquant’anni le imprese, nonostante evidenze e segnali di allarme che avrebbero dovuto suggerire quantomeno cautela, hanno definito gli impatti negativi di carattere ambientale e sociale del proprio operato con il termine “esternalità”, giustificati dal pensiero dominante riassunto dallo slogan “Il business del business è fare business”. Un vero e proprio lasciapassare, figlio della cultura basata sul “primato degli azionisti” secondo cui, lo scopo dell’attività di impresa è esclusivamente la creazione di valore economico per chi ne detiene i diritti di proprietà.
Per i più la crescita illimitata e la concentrazione della ricchezza rappresentano insieme l’assioma di riferimento del nostro sistema economico, il quale, sempre secondo i più, non può neanche essere messo in discussione. Eppure i principi della fisica ci dicono il contrario. La Terra è un sistema chiuso per materia (la materia presente sul nostro pianeta oggi è la stessa che c’era ai tempi dei dinosauri) ed è dotata di risorse limitate. In questo contesto un sistema economico che estrae e concentra sistematicamente valore finisce per depauperare i sistemi sociali e naturali e crea squilibri che nel lungo periodo rendono impossibile l’attività economica stessa.
Ma come rimediare adesso?
I principi primi di sostenibilità ci suggeriscono invece l’adozione di un paradigma economico rigenerativo, nel quale l’attività di impresa esista per generare valore condiviso a beneficio di numero ampio di portatori d’interesse: la comunità, i lavoratori, i fornitori, il pianeta e anche gli azionisti. In questo paradigma, un’azienda persegue un modello in cui il valore totale generato, inteso come la somma del valore economico, del quello sociale e di quello ambientale sia sistematicamente maggiore del valore economico, sociale e ambientale che usa per poter funzionare. Questa è la nuova equazione rispetto alla quale ogni azienda dovrà confrontarsi per poter esistere e prosperare nel XXI secolo.
Ma come accelerare questo cambiamento non più procrastinabile?
Grazie a nuovi strumenti, come quelli introdotti dalle B Corp e dalle Società Benefit, migliaia di imprenditori e manager in tutto il mondo stanno accettando e diffondendo un nuovo modello, basato sulla creazione di valore rigenerativo e non più sul “profitto per il profitto”. Evolvere in una direzione di sostenibilità significa misurare le proprie performance ambientali e sociali con lo stesso rigore con il quale si misurano gli impatti economici, includere gli stakeholder nelle decisioni di business, ufficializzare una vocazione che vada oltre la mera generazione di valore economico. E soprattutto significa comprendere e accettare di far parte di un sistema interdipendente e creare le condizioni di collaborazione radicale per contribuire a risolvere i problemi ambientali e sociali del nostro tempo. Questo è il punto chiave, che affrontiamo nel nostro nuovo libro Un’impresa possibile, pubblicato da Aboca Edizioni.
Esistono già numerosi esempi di questo tipo di collaborazione. Come quella che ha permesso di realizzare #UnlockEducation, campagna di educazione sui temi della sostenibilità, progettata e promossa dalle B Corp italiane. Un progetto che ha l’ambizione di determinare le condizioni perché nasca finalmente la prima generazione di umani in grado di soddisfare i propri bisogni, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di fare altrettanto, mettendo a disposizione gratuitamente degli studenti, delle classi e delle scuole, una serie web sui fondamentali dello sviluppo sostenibile, da integrare nei programmi scolastici e universitari.
Ma anche CO2alizione Italia, iniziativa che ha portato oltre sessanta imprese italiane, per un totale di 50.000 lavoratori e 30 miliardi di fatturato, a elevare l’obiettivo di neutralità climatica a finalità di impresa al pari del profitto, attraverso un’integrazione statutaria. Una pratica di governance innovativa progettata per assicurare il necessario focus dell’impresa su una delle sfide più importanti della storia e il raggiungimento degli obiettivi di neutralità fissati dall’Unione Europea.
Iniziative come queste ci indicano come migliaia di imprenditori e manager, che noi chiamiamo Legacy Leader, abbiano compreso il ruolo fondamentale che il business può e deve avere: quello di agire come protagonista nel creare condizioni favorevoli alla vita e rigenerare le persone e la biosfera.
Le sfide rimangono e sono le più grandi di sempre ma oggi ci sono gli strumenti, la consapevolezza, le competenze per affrontarle. A questo punto realizzare un nuovo paradigma rigenerativo diventa un imperativo e per noi questa è l’unica impresa possibile.
Paolo Di Cesare e Eriz Ezechieli, imprenditori, sono i co-fondatori di NATIVA, la prima B Corp in Italia e Società Benefit in Europa, impresa nata per accelerare la transizione delle aziende verso paradigmi economici rigenerativi. Nel 2016 hanno ricevuto il riconoscimento di Most Valuable Player del movimento globale delle Benefit Corporation per aver contribuito a introdurre la forma giuridica di Società Benefit in Italia e dato vita a un movimento che oggi conta migliaia di aziende che credono nell’evoluzione del business come forza rigeneratrice della società e della biosfera.